Colori proibiti di Yukio Mishima : narcisismo e misogenia

 

Ennesimo capolavoro di Yukio Mishima, Colori proibiti offre uno spaccato di quella Tokio un po’ nascosta, quasi proibita, soprattutto durante gli anni ’50.

Il questo romanzo l’autore affronta molti temi che ci investono con la loro potenza e crudezza. Protagonista è un anziano scrittore, Shunsuhe, più volte tradito dalle donne e deriso anche per la sua bruttezza. Cerca una rivendicazione, un modo di vendicarsi. Essenzialmente lui odia il genere femminile arrivando anche a considerarli solo oggetti.

colori proibiti2Un giorno al mare individua finalmente colui che potrà riscattarlo, fargli avere la vendetta tanto agognata. Yuichi, giovane bellissimo è lì in vacanza con Yasuko, ragazza per cui lo stesso scrittore provava dei desideri carnali. Il giovane però gli rivela che tra loro non c’è stato ancora nulla perché lui non ama le donne. È omosessuale e non potrà mai provare desiderio per una donna.

Shunsuke lo convince con belle parole e anche con un assegno sostanzioso ad aiutarlo nella sua personale battaglia. Lui dovrà corteggiare e far innamorare le donne che in passato lo hanno tradito, deriso e anche truffato. Prima di tutto lo induce a sposare Yasuko. Subito dopo le nozze Yuichi ha la sua prima esperienza con un altro uomo e da quel momento comincia la sua doppia vita, fatta di locali notturni, feste e notti trascorse in alberghi ad ore con uomini sempre diversi e di ogni età. Allo stesso tempo Yuichi porta avanti la vendetta di Shunsuke seducendo le ex compagne dello scrittore: la signora Kaburagi, e Kyoko. Lo fa con freddezza e senza coinvolgimenti destreggiandosi in questa rete di inganni come se ormai facesse parte della sua esistenza.

Purtroppo il condurre questa doppia vita ha anche dei rischi. Una lettera rischia di far cadere il fragile castello di carte da lui costruito. Sua madre e Yasuko vengono a conoscenza del suo segreto e dei posti che frequenta e lui pur negando fino allo spasimo, si sente quasi felice, sollevato che finalmente quel velo sia stato sollevato così da poter smettere quella vita di ipocrisie.

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Decide anche di restituire i soldi a Shunsuke. In fondo ha portato a termine il suo compito e non desidera avere più nulla a che fare con l’anziano scrittore per il quale prova sentimenti contrastanti. Una volta a casa sua però dimentica il motivo della sua visita e trascorre la giornata in sua compagnia. Con la scusa di doversi riposare, Shunsuke si ritira nella sua camera e lì compie il suo ultimo atto. Si suicida e Yuichi si trova ad essere nominato suo unico erede restando per sempre invischiato nella rete costruita dallo scrittore.

Trovo che Mishima in questo romanzo, forse più che negli altri abbia caricato i personaggi di un enorme pathos e di drammaticità. Si respira ansia in ogni comportamento e soprattutto il personaggio di Shunsuke ci lascia con l’amaro in bocca perché non si riesce quasi a trovare qualcosa di positivo. È come se il suo essere brutto, vecchio e disilluso lo abbia reso impermeabile agli aspetti positivi della vita. È pieno di rabbia rancore e voglia di vendetta che ci impedisce di vedere oltre la sua scorza. Yuichi cinico ed egoista, amante del bello, ma anche incapace di provare dei sentimenti profondi non solo per la moglie, ma anche degli uomini con cui ha una relazione. Yasuko, moglie accondiscendente e fedele. Innamorata di Yuichi lo lascia libero di vivere come più gli aggrada senza protestare neanche quando scopre la verità sulla sua doppia vita.

colori proibitiAd un certo punto crede che lui abbia un’amante date le numerose uscite e frequentazioni, ma non interviene. Il suo personaggio mi dà quasi l’idea di osservare la vita come se non vi facesse parte, senza partecipare. Probabilmente il suo comportamento è dettato dal desiderio di non perdere quello che ha ottenuto con fatica. Preferisce non sapere.

Mishima è un grande conoscitore della natura umana ed è geniale nel creare questi personaggi così sfaccettati e dalla psicologia complessa.

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